Yoga

ohmIn India la tradizione dello Yoga è antica di 5000 anni, e i diversi aspetti di questa disciplina sono stati affrontati nel corso dei tempi da una vastissima letteratura; ma un modo organico di trasmissione dello Yoga lo si incontra solamente con Patanjali.

Negli Yoga Sutra, scritti più di 2000 anni fa, troviamo il primo sforzo, mai superato da alcuno in seguito, di presentare i concetti base dello Yoga nel più sistematico, preciso, conciso e comprensibile dei modi. In 195 brevi versetti (Sutra) è descritto il percorso che può portare l’essere umano alla liberazione finale (Kaivalya). Sono stati descritti otto stadi specifici che il praticante Yoga deve affrontare per guidare la propria autoconsapevolezza verso la suprema realizzazione. Gli stadi di questo percorso partono dal rapporto dell’uomo con la realtà esterna, per procedere poi all’esplorazione del suo mondo interno a livelli sempre più profondi e sottili.

La struttura umana è fragile come l’argilla, temprala alla fiamma del fuoco dello Yoga.
– Gheraṇḍa Saṃhitā

Il primo stadio (Yama) indica quei principi validi universabilmente in grado di conservare l’armonia e la pace nei rapporti con “l’altro da sé”.

Il secondo stadio (Niyama) suggerisce i principi in grado di preservare l’equilibrio nel proprio mondo interno e sviluppare attitudini psicologiche positive.

E queste due sono tappe considerate preliminari per intraprendere un cammino di ricerca interiore che parta da solide basi etiche.

Il terzo stadio (Asana) affronta il rapporto dell’uomo con la sua realtà corporea e fisiologica, esperito e studiato attraverso le posture e le pratiche in grado di condurre il corpo e la mente in uno stato nel quale i conflitti siano superati.

Il quarto stadio (Pranayama) riguarda il rapporto dell’uomo con la sua realtà emozionale ed energetica, attraverso l’esplorazione e il controllo delle dinamiche respiratorie.

E questi due sono stadi che, usando un linguaggio moderno, si possono definire come psicosomatici.

Il quinto stadio (Pratyahara) affronta il rapporto dell’uomo con la sua realtà sensoriale, che viene condotta a rivolgersi progressivamente verso l’interno.

Il sesto stadio (Dharana) porta l’uomo a conoscere la mutevolezza della mente e a controllarla, focalizzandola su di un solo punto.

Il settimo stadio (Dhyana) porta l’uomo alla capacità di restare concentrato a lungo su un punto: lo stato meditativo.

L’ultimo stadio (Samadhi) è il culmine dell’esperienza Yoga, essendo lo stadio in cui la coscienza divisa ritorna consapevolmente in uno stato di integrazione e di comunione con il Tutto dal quale era prima separata.

Gli Yoga Sutra di Patanjali indicano quindi un percorso autoeducativo esperienziale che passa attraverso l’esplorazione dell’universo fisico, emozionale, mentale e spirituale, conducendo verso il centro del proprio Essere indiviso.

Patanjali non ci propone di credere a dei dogmi; attraverso i suoi aforismi ci sfida invece a penetrare esperienzialmente e senza intermediari il cuore dell’esistenza. Ed è forse proprio questo suo approccio, che sa coniugare così bene il bisogno di spiritualità con una modalità scientifica, che lo può far apprezzare anche all’uomo moderno e occidentale che vuol trovare oggi delle risposte a quei “fenomeni” chiamati Vita e Coscienza.